mercoledì 2 aprile 2014

Sii paziente

Sii paziente verso tutto ciò che è irrisolto nel tuo cuore e ...
cerca di amare le domande, che sono simili a
stanze chiuse a chiave e a libri scritti in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte che non possono esserti date
poiché non saresti capace di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa. Vivi le domande ora.
Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga, di vivere fino al lontano
giorno in cui avrai la risposta.

Rainer Maria Rilke (1875-1926) poeta e drammaturgo austriaco di origine boema

6 commenti:

de varese quidem ha detto...

"E il punto è vivere ogni cosa". Anche le domande... Senza aspettare risposta... Mi attira, Tanino, ma non capisco!
Ciao

Tanino Minuta ha detto...

Ciò che io leggo in questa poesia è il suggerimento di non volere oltrepassare l'attimo presente.
Essere lì, dove si è.
Non è facile perchè con tutte le cose che programmiamo di fare è ovvio che tendiamo alla loro realizzazione.
Eppure c'è da imparare un modo d'essere.
Una volta quando vivevo a Budapest ero stato invitato per una certa ora a incontrare qualcuno in un certo luogo.
Per arrivare a quel posto c'era la metro, poi un bus e a piedi una bella scalinata.
Ricordo che sia sulla metropolitana che sul bus ero ansioso di fare in fretta... ma non potevo accelerare i mezzi pubblici. Quando mi son trovato davanti alla scalinata mi son detto: se mi metto a correre arriverò sudato, stanco e forse non sarò sereno e in grado di ascoltare. Meglio scusarmi per il ritardo che comunicare anche agli altri la mia ansia. Tanto vale che mi metto a salire ogni gradino, uno dopo l'altro per essere me stesso e prepararmi così all'incontro.
Sono arrivato in tempo, tranquillo... e l'incontro è stato importantissimo.
Da allora ho cominciato a vivere ogni cosa come se fosse l'unica cosa che ho da fare... e ormai so cosa significhi e te ne posso parlare.
Rilke dice anche "senza aspettare risposta". Sì, perché già il fatto di vivere bene quell'attimo, anche se una cosa non è compiuta, tu hai guadagnato in pazienza. é una forma di povertà e di libertà.
Ma bisogna provare.
Io continuo ad esercitarmi ed è una meraviglia.
Ciao.
Tanino

Unknown ha detto...

Ho letto oggi una riflessione di Emmaus che vorrei condidivere con voi.
Kintsugi : Antica usanza giapponese citata da Emmaus al 3° se ministro gli Esperti FN il 7-3-2014
Quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con l’oro. Essi credono che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia, diventa più bello. Questa tecnica è chiamata “Kintsugi”.
Oro al posto della colla. Metallo pregiato invece di una sostanza adesiva trasparente. E la differenza è tutta qui:occultare l’integrità perduta o esaltare la storia della ricomposizione ?
Chi vive in occidente fa fatica a fare pace con le crepe. “Spaccatura, frattura, ferita” sono percepiti come l’effetto meccanicistico di una colpa, perché il pensiero digitale ci ha addestrati a percorrere sempre e solo una delle biforcazioni: o è intatto, o è rotto. Se è rotto, è colpa di qualcuno.
Il pensiero analogico- arcaico , mitico , simbolico – invece, rifiuta le dicotomie e ci riporta alla compresenza degli opposti, che smettono di essere tali nel continuo osmotico fluire della vita. La Vita è integrità e rottura insieme, perché è ricomposizione costante ed eterna. Rendere belle e preziose le “persone” che hanno sofferto…. Questa tecnica si chiama “amore”.
Il dolore è parte della vita. A volte è una parte grande, e a volte no, ma in entrambi i casi, è una parte del grande puzzle, della musica profonda, del grande gioco. Il dolore fa due cose: Ti insegna, ti dice che sei vivo. Poi passa e ti lascia cambiato. E ti lascia più saggio, a volte. In alcuni casi ti lascia più forte. In entrambe le circostanze, il dolore lascia un segno, e tutto ciò che di importante potrà mai accadere nella tua vita lo comporterà in un modo o nell’altro.
I giapponesi che hanno inventato il Kintsugi l’hanno capito più di sei secoli fa, e ce lo ricordano sottolineandolo in oro.

Anonimo ha detto...

Grazie, Maria Teresa
di aver condiviso con tutti noi una verità che ci rende tutti più ricchi... di gusto per la vita e di saggezza !!

A chi attribuire la paternità di ciò che ci hai comunicato ?
Ai giapponesi ? A Emmaus ? A Te ? A Tanino che l'ha pubblicata sul suo blog ?
A tutti coloro che come me la condivideranno a loro volta con qualcun'altro ??
Io direi...al regista invisibile
...che è alfa e omega di tutto e di tutti...

C.

Anonimo ha detto...

Mi ritrovo in quello che scrive Rilke perché sto vivendo questa attesa di risposta alla domanda che in queste settimane è presente nel mio cuore. Mi dona pace il fatto di non attendere la risposta, ma di vivere il presente. Come? Me l'ha insegnato Chiara fin da bambino: amando. Per me, in questo momento, è l'unico modo che mi aiuta a continuare a vivere.
Buona giornata.

de Varese quidem ha detto...

"...Io continuo ad esercitarmi ed è una meraviglia", rispondi. E io continuo a leggerti ed è una meraviglia!! (Sto divulgando quel tuo libretto- passaparola "Felicità è"...)