Ai tempi del liceo classico, mio padre mi passò un libro che aveva letto senza dirmi niente del suo contenuto.
Era il romanzo La vita semplice, di Ernst Wiechert (1887-1950), uno scrittore tedesco che fu internato nel campo di concentramento di
Buchenwald.
Ne uscì vivo ma fortemente provato fisicamente e psichicamente.
Nel libro mi
colpi la speranza di autenticità che trasmette.
Penso che abbia
influito fortemente sulle mie scelte se tuttora, dopo decenni, ricordo a memoria due frasi e la loro forza:
“La cosa suprema,
bambina mia, che si può conquistare nella vita, è di non volere avere nulla.”
“Non si può
predicare Iddio, come non si predica la vita, il lavoro e l'amore. Bisogna
attuarli: già per sé mandan luce, se in essi c'è luce...”
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