Caro Avvenire,
due giovani sposi agrigentini, Angela Guarraggi e Gianluca Volpe, al termine
del loro matrimonio, celebrato nella chiesa Sant’Alfonso di Agrigento il 13
ottobre, hanno voluto affidare il loro bouquet di fiori, che generalmente gli
sposi conservano gelosamente tra i ricordi, a un amico con una
preghiera: «Deporli per loro sulla stele del Giudice Rosario
Livatino». Alberto, questo il nome dell’amico, ha esaudito il desiderio di
Angela e Gianluca e commentando il gesto mi ha detto che «appena mi hanno
chiesto di deporre il loro bouquet sulla stele del
giudice, a stento ho trattenuto la commozione: è stato un gesto di speranza
bellissimo». A me, caro direttore, piace leggerlo come un gesto di
riconoscimento e gratitudine verso un giudice e testimone credibile che ha lasciato certamente un vuoto nella magistratura, ma
continua ad essere luce per tanti. Questo gesto mi ha fatto ritornare alla
memoria quanto a tre anni dall’omicidio, monsignor Carmelo Ferraro, vescovo
di Agrigento, si chiedeva: «Come mai la figura di
Livatino esercita un così irresistibile fascino nelle giovani generazioni e non
solo?». «Gli assassini, senza saperlo – concludeva –, anziché spegnere quella
luce, hanno acceso un’enorme fiaccola», alla cui luce anche Gianluca e Angela
camminano. Mi sento di dire, attraverso le colonne di
Avvenire, un grande grazie ad Angela e Gianluca.
Don Carmelo Petrone direttore di “L’Amico del
Popolo” Agrigento
Da Avvenire: Le nostre voci di Marina Corradi, sabato 21 ottobre 2017
Nessun commento:
Posta un commento