Altro punto dolens! la morte, la paura di finire, l'oscurità assoluta su un "dopo" di cui non sappiamo nulla. Pensare alla morte non è un segnale di depressione... è avere i piedi per terra. Certo quando ci pensiamo usiamo la categoria del paragone. Tanino tu che esperienza hai a riguardo? Forse ne hai già parlato. E' troppo se ti chiedo di parlarne? Ciao, Augusto F.
Caro Tanino, i tuoi post sono sempre bellissimi. Grazie! Quello di oggi mi ha fatto tornare in mente un film visto alcuni giorni fa: "FOREVER", che si svolge quasi interamente in un cimitero, quello del Père Lachaise di Parigi. Film, secondo me, poetico e che vuole dire, credo, che la bellezza non muore, sia che si tratti di opere di scrittori, musicisti ecc.
Sono d'accordo con l'anonimo/a che apprezza il tuo blog. Anch'io lo apprezzo e, da quando lo leggo, ho notato un carattere: il tuo blog è una collana di perle. Ogni tanto ne fai risplendere una e la gente viene coinvolta, poi ne accendi un'altra. Ciò che mi pare sia vincente è il fatto che ti lasci condurre. Uno ti scrive e tu lo segui, un'altra ti dice qualcosa e tu l'ascolti e rispondi con un fatto della tua vita. Tanino, grazie. Se un titolo potessi dare al blog sarebbbe "speranza". Lo so è una parola consunta, a brandelli, infangata da politici e pagliacci in gessato nero e cravatta. Credo di non essere solo a pensarla così. Vado a cercare Forever. saluti, Piero
In ospedale. Ho visto un 95enne spegnersi pian piano: i suoi occhi parlavano dicevano " state qui accanto a me, non andatevene, non lasciatemi solo". Tentava di parlare ma non ci riusciva. Sua moglie parlava al suo posto e i suoi occhi alzandosi al cielo dicevano per l'ultima volta "ma sta un po' zitta.." In vita era stato di poche parole ed un vero burbero, per anni tra me e lui solo parole di circostanza, ma in quell'attimo - ne sono certa - avrebbe voluto dire qualcosa di importante per lui soprattutto e per tutti noi lì accanto ...ma non ne aveva più il tempo nè la possibilità.
In un altro ospedale. Vedo un giovane uomo, solo, in ambiente sterilizzato, nell'aspetto purtroppo simile al primo perchè un batterio e un'emoragia celebrale l'hanno reso bianco come un cadavere e anche lui - si spera solo momentaneamente - non riesce a parlare.Dal vetro salutandolo un attimo vedo la sua mano sollevarsi e cercare di protendersi verso la persona accanto a me "voglio te, vieni, vieni vicino, stai qui con me". Ma lui non ha titolo per decidere dei turni e delle visite di amici e parenti: è in balia delle altrui scelte, oltre che di medicine e cure. La sua parola ora è forzatamente muta o inascoltata. Prima, invece, era un gran chiacchierone, parlava e gesticolava, instancabile, non si risparmiava.
Quest'uomo è mio fratello, non ci siamo mai capiti e mai confidati. Vivevamo la nostra vita come estranei, le poche volte che ci parlavamo era per criticarci o rimproverarci qualcosa a vicenda, per poi separarci per lungo tempo di nuovo, convinti che fosse meglio così. Condivido questa esperienza con voi miei fratelli di fede e di umanità e poi torno al mio silenzio che è preghiera e attesa.
Se Dio vorrà, avremo un'altra occasione per provare a conoscerci e comprenderci.Auguro soprattutto a lui di riprendersi e "rifiorire".
A me Dio quel giorno ha dato finalmente la possibilità di SENTIRLO MIO FRATELLO..."!e guai a chi me lo tocca...guai a chi gli fa ancora del male - avrei voluto urlare all'intera Città che mi osservava piangere..uscita da lì - perchè lui è mio fratello LO SENTO, LO SENTO TALE..per la prima volta e sarà per sempre, finalmente, comunque vada.
Pur fratelli di sangue nessuno ci aveva insegnato ad amarci.
Entrambi abbiamo amati i nostri partners, i nostri figli, i nostri più cari amici, ma non c'era amore tra noi. Per questo scrivo nè per impietosire nè per vantarmi di qualcosa, anzi chè(cito un post di questo blog) "inferno è non poter amare, non riuscirci perchè solo apparentemente vivi oppure perchè la morte è arrivata a dire "tempo scaduto".
Grazie di quanto ciascuno ha scritto. Vorrei dire "ringrazio soprattutto" ma è impossibile dire qualcunoin particolare perché ogni comunicazione, essendo vita, ha la sua sacralità.
Per me la morte: sono stato vicino a mio padre, a mia madre. Ho visto morire giovani e meno giovani. Ogni morte, pur seguendo le leggi della natura, è unica. In quel momento estremo di povertà, c'è il sigillo di una vita. Proprio vedendo morire mio padre ho visto, ho intravisto la potenza della vita. Sì, la morte la rivela. ma il discorso si farebbe lungo. Ho addirittura scritto un libro su amici che ho visto morire.
6 commenti:
Altro punto dolens! la morte, la paura di finire, l'oscurità assoluta su un "dopo" di cui non sappiamo nulla.
Pensare alla morte non è un segnale di depressione... è avere i piedi per terra. Certo quando ci pensiamo usiamo la categoria del paragone.
Tanino tu che esperienza hai a riguardo?
Forse ne hai già parlato.
E' troppo se ti chiedo di parlarne?
Ciao,
Augusto F.
Caro Tanino, i tuoi post sono sempre bellissimi. Grazie!
Quello di oggi mi ha fatto tornare in mente un film visto alcuni giorni fa: "FOREVER", che si svolge quasi interamente in un cimitero, quello del Père Lachaise di Parigi. Film, secondo me, poetico e che vuole dire, credo, che la bellezza non muore, sia che si tratti di opere di scrittori, musicisti ecc.
Sono d'accordo con l'anonimo/a che apprezza il tuo blog. Anch'io lo apprezzo e, da quando lo leggo, ho notato un carattere: il tuo blog è una collana di perle. Ogni tanto ne fai risplendere una e la gente viene coinvolta, poi ne accendi un'altra.
Ciò che mi pare sia vincente è il fatto che ti lasci condurre. Uno ti scrive e tu lo segui, un'altra ti dice qualcosa e tu l'ascolti e rispondi con un fatto della tua vita.
Tanino, grazie.
Se un titolo potessi dare al blog sarebbbe "speranza". Lo so è una parola consunta, a brandelli, infangata da politici e pagliacci in gessato nero e cravatta.
Credo di non essere solo a pensarla così.
Vado a cercare Forever.
saluti,
Piero
In ospedale.
Ho visto un 95enne spegnersi pian piano: i suoi occhi parlavano dicevano " state qui accanto a me, non andatevene, non lasciatemi solo". Tentava di parlare ma non ci riusciva.
Sua moglie parlava al suo posto e i suoi occhi alzandosi al cielo dicevano per l'ultima volta "ma sta un po' zitta.."
In vita era stato di poche parole ed un vero burbero, per anni tra me e lui solo parole di circostanza, ma in quell'attimo - ne sono certa - avrebbe voluto dire qualcosa di importante per lui soprattutto e per tutti noi lì accanto ...ma non ne aveva più il tempo nè la possibilità.
In un altro ospedale.
Vedo un giovane uomo, solo, in ambiente sterilizzato, nell'aspetto purtroppo simile al primo perchè un batterio e un'emoragia celebrale l'hanno reso bianco come un cadavere e anche lui - si spera solo momentaneamente - non riesce a parlare.Dal vetro salutandolo un attimo vedo la sua mano sollevarsi e cercare di protendersi verso la persona accanto a me "voglio te, vieni, vieni vicino, stai qui con me". Ma lui non ha titolo per decidere dei turni e delle visite di amici e parenti: è in balia delle altrui scelte, oltre che di medicine e cure. La sua parola ora è forzatamente muta o inascoltata.
Prima, invece, era un gran chiacchierone, parlava e gesticolava, instancabile, non si risparmiava.
Quest'uomo è mio fratello, non ci siamo mai capiti e mai confidati. Vivevamo la nostra vita come estranei, le poche volte che ci parlavamo era per criticarci o rimproverarci qualcosa a vicenda, per poi separarci per lungo tempo di nuovo, convinti che fosse meglio così.
Condivido questa esperienza con voi miei fratelli di fede e di umanità e poi torno al mio silenzio che è preghiera e attesa.
Se Dio vorrà, avremo un'altra occasione per provare a conoscerci e comprenderci.Auguro soprattutto a lui di riprendersi e "rifiorire".
A me Dio quel giorno ha dato finalmente la possibilità di SENTIRLO MIO FRATELLO..."!e guai a chi me lo tocca...guai a chi gli fa ancora del male - avrei voluto urlare all'intera Città che mi osservava piangere..uscita da lì - perchè lui è mio fratello LO SENTO, LO SENTO TALE..per la prima volta e sarà per sempre, finalmente, comunque vada.
Pur fratelli di sangue nessuno ci aveva insegnato ad amarci.
Entrambi abbiamo amati i nostri partners, i nostri figli, i nostri più cari amici, ma non c'era amore tra noi. Per questo scrivo nè per impietosire nè per vantarmi di qualcosa, anzi chè(cito un post di questo blog) "inferno è non poter amare, non riuscirci perchè solo apparentemente vivi oppure perchè la morte è arrivata a dire "tempo scaduto".
Grazie di quanto ciascuno ha scritto. Vorrei dire "ringrazio soprattutto" ma è impossibile dire qualcunoin particolare perché ogni comunicazione, essendo vita, ha la sua sacralità.
Per me la morte:
sono stato vicino a mio padre, a mia madre. Ho visto morire giovani e meno giovani. Ogni morte, pur seguendo le leggi della natura, è unica.
In quel momento estremo di povertà, c'è il sigillo di una vita.
Proprio vedendo morire mio padre ho visto, ho intravisto la potenza della vita.
Sì, la morte la rivela.
ma il discorso si farebbe lungo.
Ho addirittura scritto un libro su amici che ho visto morire.
A tutti un grazie immenso,
Tanino
Tanino, ti mando un capolavoro della letteratura. Certamente la conosci:
SONO UNA CREATURA
Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo
Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916
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