venerdì 2 gennaio 2015

Vivendo la Parola

Quando in Ungheria vigeva il regime comunista, uno dei pericoli era l’Occidente con il suo sfrenato consumismo, con la sua pornografia, con le sue idee sovvertitrici. Così per entrare nel Paese il controllo era molto meticoloso.
Ogni volta che viaggiavo il passaggio della dogana era un’operazione chirurgica: Per chi questi regali? Come mai nella sua rubrica ci sono tutti questi ungheresi? Come mai li conosce? Quanti litri di alcol? Quanto caffè?...
Ogni volta uno stillicidio di domande e le risposte erano sempre prese con sospetto.
Tutti potevano essere nemici, soprattutto gli stranieri portatori del virus capitalista.
Mi son chiesto se il Vangelo avesse un suggerimento. L’ho trovato proprio nel comportamento di Gesù con la samaritana.
Gesù le chiede da bere, la mette nelle condizioni di amare per prima e da lì inizia il dialogo che porterà la donna a capire con chi stava trattando. Gesù suggerisce, per qualsiasi rapporto vogliamo avere, che ci sia innanzitutto la carità. Soltanto così le parole potranno essere veicolo di verità.
Alla prima occasione che ebbi di passare la dogana, con il carico che avevo nella macchina di regali vari, il controllo sarebbe andato per le lunghe. Per mettere il poliziotto nella condizione di amare per primo gli dissi che avevo un terribile mal di testa. Lui è corso a prendermi una medicina e un bicchiere d’acqua. Mi assicurò che tutto sarebbe andato per il meglio nel giro di qualche minuto perché quella medicina anche lui la usava. Mi salutò cordialmente senza fare nessun controllo. 
Grande fu la lezione. Non tanto per il facile controllo ma perché ho sperimentato che con qualsiasi uomo, qualsiasi maschera gli abbiamo dato o si è messa da solo, l’unica via per guardarsi negli occhi è stabilire un rapporto di carità.
Da quella volta è diventato per me piacevole attraversare la dogana.
Ora certe frontiere non esistono più ma, come mi è capitato recentemente, ogni volta che attraverso quelle costruzioni che sono stati simbolo di terrore e paura, il ricordo più forte è che l’arte della "samaritana" è sempre valida.



4 commenti:

Anonimo ha detto...

Tanino, come sempre stupisci.
quello che racconti è talmente didattico e facile da mettere in pratica...
Certamente c'è da mettere da parte l'orgoglio, il maledetto orgoglio personale che ci isola e ci da sospettare di tutto e tutti.
Grazie.
Userò questo suggerimento di Gesù, come tu dici. Ma racconterò la tua storia così significativa.
Ciao, Tanino.
Salutami i tuoi colleghi di Città Nuova.
Gianna M.

Anonimo ha detto...

Caro, caro Tanino. Non riesco a capire dove tu possa essere. Scrivevi che in una città dell'Est hai incontrato qualcuno... Quale città dell'Est?
Io sono vacanza sulle nevi dell'Austria. Un possibile incontro?
Lino

Tanino Minuta ha detto...

Lino, credo di sapere chi sei. Se sei in Austria... dai parenti di tua moglie...
Sono a Budapest e la città dove ho incontrato gli amici era Bratislava.
Sono terre mie queste.
scrivimi all'indirizzo del blog e vedremo.
Ciao!
Tanino

Anonimo ha detto...

Una storia che ha dell'incredibile se non avessi conosciuto anch'io le frontiere della Cortina di Ferro.
Tanino, penso e spero che raccoglierai tutte le tue esperienze in un libro unico.
Ho già i libretti allegati alla rivista, ma un libro "vero" dei fatti della tua vita tanti lo attendono.
Con stima,
Marcello