(L'anno scorso, in occasione di una festa per il 60° del sacerdozio di don Foresi, scrissi per lui questa fiaba. Chiaretto, come lo chiamavamo, era fra l'altro un abile prestigiatore)
Magomaggiore il prestigiatore
C’era poco da discutere, la città era triste. Nessuno ci
capiva niente ma qualcuno ebbe il coraggio di dire: “È tutta colpa di Semprenò:
sparge la polvere grigia che entra nelle case e nei cuori e nessuno vede più il
sole”.
Magomaggiore era un prestigiatore famoso che, nella speranza
di restituire la gioia a tutti i bambini, organizzò un grandioso spettacolo.
Sì, applausi ne ricevette, ma i bambini rimasero tristi e lentamente
se ne andarono. C’era lì una bambina dalla lunga treccia bionda che, vedendo
Magomaggiore sconsolato, gli disse: “Perché non vai a Trentacotti? È una città
felice”.
La cosa incuriosì Magomaggiore che, senza pensarci due volte,
si mise in cammino verso Trentacotti con i suoi strumenti di magia: scatole piene
di nastri di stoffa, conigli e colombe, carte…
Si mischiò tra la folla e non vide nulla di straordinario. Di
cose straordinarie, però, la gente parlava:
“Hai visto che sulla finestra della signora Nora, dove il sole
non era mai arrivato, ora rosseggiano i gerani?”.
“E tu hai saputo che la casa ammuffita di Getto Mechetto ora
è asciutta e bianca e lui già prepara il matrimonio con Gilla Gorbilla?”
“E ricordate com’era pallida la figlia dei Cerionetti? Ora,
bella e sana, può giocare felice con le compagnette”.
Ma la gente diceva anche che misteriosamente da tante case
erano spariti degli specchi.
Magomaggiore non riuscì a sapere altro. Osservò però che un
gruppo di bambine invece di giocare, ascoltavano Arablù, che disegnando la
carta della città, assegnava alle bambine, a due a due, il posto dove andare e
poi di corsa, si dividevano e sparivano nelle vie della città e tornavano nelle
loro case dopo il tramonto del sole.
Magomaggiore, il giorno dopo, incuriosito, cercò Arablù, si
fece coraggio e le disse che era un mago, che voleva ridare il sorriso alla
gente e… senza mezzi termini domandò: “Non sono riuscito a capire cosa fate per
rendere felice la città”.
Arablù, non gli spiegò nulla ma gli chiese se voleva andare
con loro perché avevano bisogno di aiuto.
C’era da portare un grande specchio sulla terrazza di un
palazzo. Quando furono in terrazza Arablù indicò a Magomaggiore una finestra in
basso sulla via. Il sole non vi era mai entrato e lì abitava una vecchina molto
malata. Bisognava far arrivare fin lì i raggi del sole. E non era facile.
Magomaggiore capì dì colpo cosa facevano le bambine: aiutavano
il sole ad arrivare dove da solo non poteva.
Quella sera nella grande piazza di Trentacotti tutta la città
era presente per assistere allo spettacolo di Magomaggiore. Lui con maestria
tirò fuori dal cilindro metri e metri di nastri scintillanti, colombe bianche,
conigli tranquilli e aquiloni colorati.
Le bambine, aiutate dai grandi, legarono a ogni aquilone un
nastro lucente. Il vento danzò e portò in alto gli aquiloni. In breve la città
luccicò di bagliori colorati.
La luna, che assisteva commossa allo spettacolo, chiese al
sole sette raggi d’oro da mandare sulla terra e la terra si accese di mille
colori. Una città mai vista. In quell’atmosfera di festa e gioia il sindaco per
primo e poi tutti gli altri promisero che non avrebbero più permesso che una
casa fosse senza sole.
“Che ne faccio ora di questo
cilindro? Ormai è inutile…” si chiese Magomaggiore. Arablù lo guardò un attimo in silenzio, poi prese il cilindro e suggerì al prestigiatore di
guardare e di ascoltare bene il cilindro. Magomaggiore guardò e ascoltò: Il
cilindro traboccava di sorrisi e musica. Una canzone invase la città di Trentacotti,
e non si fermò. Arrivò in mille altre città, oltre i monti e oltre i mari.
2 commenti:
Tanino anche tu sei un mago! dal tuo cilindro escono perle di sapienza che noi " fortunati " raccogliamo a piene mani Grazie perchè ci sei Mena
Grazie, grazie, grazie!
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